giovedì 25 novembre 2010

Quando i danni sono causati dal Comune

Quando i danni
sono causati
dal comune

L'art. 2051 del c.c. impone a chi tiene incustodito un bene di risarcire i danni provocati a terzi.
Ovvero, se un ramo di un albero si rompe e cade su un'automobile in sosta, il proprietario della pianta dovrà rifondere i danni arrecati.
La regola trova, però, difficile applicazione se a custodire un bene è la pubblica amministrazione.
Per esempio, il comune è responsabile quando dal cornicione del palazzo municipale si staccano calcinacci ferendo un passante.
Se però a cagionare il danno è un bene demaniale destinato all'uso generale e diretto da parte del cittadino, allora la situazione si complica, così come diventa impossibile chiedere un risarcimento nel caso di caduta di rami o alberi situati in vasti terreni ‑foreste, boschi demaniali ‑appartenenti allo stato.
Questo è quanto emerge da alcune sentenze che hanno messo in evidenza la difficoltà dei giudici nel qualificare, di fronte a beni di grande estensione, l'ente pubblico quale custode, vista l'oggettiva impossibilità di sottoporre i beni ad una concreta vigilanza.
Cosa accade quando a provocare un danno è l'insufficiente manutenzione di una strada?
L'ente deve essere ritenuto responsabile o può invocare appunto l'impossibilità di tenere sotto controllo costante l'intera rete viaria?
La Corte di Cassazione ha negato che la presenza di una macchia d'olio possa dare origine al risarcimento del danno per il privato che su di essa è scivolato.
Questo nonostante il comune

avesse incaricato una ditta di provvedere alla cura e manutenzione della città.
La responsabilità dell'ente pubblico è stata invece riconosciuta quando sulla strada esista un vero e proprio trabocchetto.
Deve, però, trattarsi di un pericolo non visibile e non prevedibile.
Sulla base di tale principio la Corte di Cassazione ha rigettato le pretese di un tale che era finito con la propria auto contro un ammasso di tubi sistemati, da ormai due anni, sulla strada.
L'infortunato, infatti, abitava poco lontano; pertanto è stato escluso che l'ostacolo potesse essere per lui imprevedibile.

Ha avuto invece ragione il proprietario di un terreno che era stato colpito dall'allagamento a causa della notevole quantità d'acqua che proveniva da una strada posta più in alto.
I supremi Giudici con sentenza 16/ 06/1998 n° 5980 hanno, infatti, riconosciuto che la via era stata costruita con imperizia e senza apprestare le cautele necessarie ad evitare l'inconveniente.
                        

martedì 23 novembre 2010

Inquinamento Elettromagnetico

Presso gli sportelli della Lega Consumatori  ci si occupa anche degli effetti provocati dalle onde elettromagnetiche sulla salute umana. 


Infatti le apparecchiature che producono campi elettromagnetici possono causare inquinamento nell’ambiente circostante, sia dentro casa che all’esterno, provocando con la lunga esposizione e soprattutto con la "vicinanza" ai suddetti impianti danni fisici e psichici alle persone. 

Studi epidemiologici condotti a livello mondiale hanno dimostrato che l’esposizione inconsapevole e protratta nel tempo può causare malattie gravi come la leucemia.

Sotto accusa sono soprattutto le stazioni radio base costruite su edifici abitati, scuole, ospedali, i telefonini che funzionano come impianti radio base in miniatura e, per l’alta frequenza, i tralicci elettrici. 

Il decreto emanato il 10.9.98 n. 381 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 3.11.98 n.257 regolamenta per la prima volta questa materia, una conquista anche se minima ottenuta grazie al lavoro continuo di alcune associazioni impegnate in questa difficile materia, tra le quali la LEGA CONSUMATORI

I limiti di esposizione fissati da questo decreto sono di 6 V/m per gli impianti costruiti nelle immediate vicinanze di case e in generale abitazioni, un valore che tuttavia prende in esame solo gli effetti a breve termine e non quelli a lungo termine che sono i più gravi e possono anche provocare tumori. 

Inoltre, nello stesso decreto è disposto che in ogni caso per la realizzazione di sistemi fissi di telecomunicazione i valori di campo elettromagnetico devono essere più bassi possibile, compatibilmente con la qualità del servizio svolto dal sistema stesso al fine di minimizzare l’esposizione della popolazione.

Quindi è possibile effettuare una perizia tramite società private oppure enti sanitari pubblici, come l’I.S.P.E.S.L., per verificare l’entità dei valori di esposizione ai campi elettromagnetici provocati da apparecchiature che insistono nella vicinanza della propria casa e nel caso superino i 6 V/m chiedere la sospensione del funzionamento o addirittura la rimozione degli impianti . 

La Lega Consumatori
, non è pienamente soddisfatto di questo decreto che non realizza il massimo della cautela nei confronti della popolazione., dando atto ad impianti nell’ambito dell’abitato come esempio il comune di Leverano in cui le antenne sono situate nel cimitero, vicino alle scuole elementari e vicino al campo sportivo; dando uno schiaffo al decreto
 n 381

Infatti l’iniziale proposta avanzata dall’I.S.P.E.S.L. per la fissazione dei limiti di esposizione da far rientrare nel decreto in oggetto era di 3 V/m, un valore oltre il quale, in base a studi scientifici, già é possibile che vi sia pericolo per la salute umana.

Quindi lo scopo della nostra associazione è:

1.       Informare la popolazione sui rischi ed eventuali pericoli per la propria salute provocati dalla diretta esposizione ai campi elettromagnetici 
 

2.       Convincere le società di telefonia mobile e in generale quelle che procedono all’installazione di impianti elettromagnetici ad adottare le migliori misure tecnologiche attraverso il rispetto del territorio e a distanza da edifici abitati per l’installazione degli impianti che producono onde elettromagnetiche.
 


mercoledì 17 novembre 2010

Parco Marino Porto Cesareo





                                          


Con sentenza depositata in cancelleria in data 04/11/2010, il TAR Lecce, Sezione Prima, pronunciandosi sul ricorso n°383/2010, ha annullato il decreto 09.12.2009 (pubblicato su GURI 02/01/2010 n. 1) del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare avente ad oggetto "approvazione del regolamento di esecuzione e di organizzazione dell'Area Marina Protetta Porto Cesareo", nonché di ogni altro atto presupposto, connesso, collegato e consequenziale, dell'Area Marina Protetta ovvero della Commissione di Riserva della stessa. Le società ricorrenti sono rappresentate e difese dagli avv.ti Adriano Tolomeo e Vincenzo Mariano.
La scrivente Associazione si chiede ora come si comporterà l’Amministrazione Comunale di Porto Cesareo: rimborserà ai cittadini le multe illegittimamente pagate? Ma, soprattutto, provvederà ad annullare in autotutela le multe non ancora pagate ed in corso di  riscossione?
Lega Consumatori Puglia                                  Lega Consumatori Puglia
Presidenza Regionale                                         Presidenza Regionale
Sig. Abramo Zecca                                             Avv. S. Pinnetta
                                                                 



LIMITI DI VELOCITA'

                          Patente, meno punti ai più veloci


speedlimit


Meglio non superare i limiti di velocità. Oltre che per una questione di sicurezza, si rischia di vedersi svuotare il portafogli e di rimanere senza punti sulla patente. 
Se il nuovo codice della strada, in vigore da agosto, ha diminuito il numero di punti da decurtare per chi non rispetta i limiti, sono invece aumentate le pene pecuniarie.
Se venite sorpresi a superare i limiti di velocità di oltre 10 km/h e comunque entro i 40, vi verranno tolti 3 punti (anziché i 5 previsti dal vecchio regolamento) e dovrete pagare una sanzione tra i 155 e i 624 euro. 
Tra i 40 e i 60 km/h oltre il limite consentito, si perdono 6 punti (non più 10) ma la multa va da 500 a 2 mila euro, anziché variare da 370 a 1.458 euro. Si rischia anche la sospensione della patente da uno a tre mesi.
In caso invece di  velocità in eccesso di oltre 60 km/h, sono invariati i punti tolti rispetto a prima, ovvero sempre 10, ma sale la sanzione: si paga fra i 779 e i 3.119 euro (in precedenza la multa variava fra 500 e 2 mila). 
Non solo: può essere anche sospesa la patente di guida da 6 a 12 mesi. 
E' meglio per tutti guidare con prudenza..


ETILOMETRO

                            Etilometro, cosa c'è da sapere


                                          

Il test dell’etilometro eseguito senza aver detto alla persona sottoposta all’esame che può farsi assistere da un avvocato non ha nessun valore giuridico. E’ quanto ha stabilito una recente sentenza della Cassazione, che ha prosciolto un sessantenne che nel 2007 si era schiantato con l’auto e a cui era stato registrato un tasso alcolemico pari a 1.48. Condannato a 20 giorni di arresto, si è opposto e, dopo vari gradi di giudizio, è stato definitivamente assolto.
In ogni caso, meglio guidare da sobri per la sicurezza di tutti: a ricordarcelo, dallo scorso 13 novembre, saranno gli etilometri presenti dopo la mezzanotte in tutti i locali che vendono alcolici e che saranno obbligatoriamente a disposizione dei clienti, insieme a tabelle alcolemiche all’uscita e all’interno dei locali. 
Il limite di legge da non superare per potersi mettere al volante della propria auto in sicurezza e  non incorrere in forti ammende è quello di 0,5 grammi di tasso alcolemico, che all’incirca corrisponde a 3-4 bicchieri di vino per una donna di 60 chili a stomaco pieno e a poco meno di mezzo litro per un uomo di 80 chili sempre a stomaco pieno. 

venerdì 12 novembre 2010

Comunicato stampa congiunto

COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO DI


ACU, ADICONSUM, ADOC, ADUSBEF, ALTROCONSUMO, ASSOUTENTI, CASA DEL CONSUMATORE, CENTRO TUTELA CONSUMATORI E UTENTI, CITTADINANZATTIVA, CODACONS, CODICI, CONFCONSUMATORI, FEDERCONSUMATORI, LEGA CONSUMATORI, MOVIMENTO CONSUMATORI, MOVIMENTO DIFESA DEL CITTADINO, UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI

FINANZIARIA

Ripristinare le detrazioni fiscali del 55%

per la riqualificazione energetica degli edifici

La decisione del Governo di non rinnovare le detrazioni fiscali del 55% dei costi sostenuti dai cittadini per la riqualificazione energetica degli edifici, rappresenta un atto di miopia politica che non tiene conto dei risultati sinora raggiunti da questo importante strumento di sviluppo sostenibile introdotto negli ultimi anni in Italia.

Infatti, nei tre anni di vigenza delle detrazioni fiscali, questa misura è stata utilizzata da oltre 840mila famiglie o piccole imprese italiane, ha prodotto un giro d'affari di oltre 11 miliardi di euro, un risparmio energetico considerevole e una significativa riduzione delle emissioni inquinanti.

Inoltre, ha contribuito in modo decisivo a sostenere, in un momento grave crisi economica, lo sviluppo e l’occupazione in questa importante filiera italiana di piccole e medie imprese, altamente qualificate in un settore strategico come quello dell’efficienza e del risparmio energetico. Il mancato rinnovo rallenta l’uscita dalla crisi, lo sviluppo dell’industria italiana e la riqualificazione del patrimonio edilizio del Paese.

Il Governo non è riuscito a trovare i 400 milioni di euro per finanziare la proroga delle detrazioni fiscali. Eppure non sarebbe stato necessario, poiché, come ha bene evidenziato Enea in un recente studio, i 6.1 miliardi di detrazioni a carico dell’erario, sono ampiamente compensati dalle maggiori entrate per lo Stato prodotte dagli oltre 11 miliardi di investimenti indotti dall’incentivo.






Infatti, se consideriamo il maggior gettito dell’IVA dovuto all’emersione del lavoro nero, ampiamente praticato in tutta Italia nel settore impiantistico ed edile, i contributi sociali e l’IRPEF di circa 50.000 nuovi lavoratori occupati, la maggiore tassazione derivante dagli utili delle imprese, il medesimo studio dell’Enea stima in oltre 10 miliardi il maggior introito per l’erario derivante dal mantenimento delle detrazioni fiscali. Senza considerare il contributo apportato dalla riduzione delle emissioni di CO2 che permetterà all’Italia di perseguire gli obiettivi dell’Unione Europea e di evitare al Paese il pagamento di pesanti sanzioni.

Si chiede pertanto il ripristino di questa importante misura sino a ieri confermata da qualificati esponenti del Governo, che ha funzionato egregiamente incentivando in modo virtuoso un rilevante pezzo di economia, che ha prodotto risultati straordinari in termini di risparmio energetico e di contenimento dei gas serra, che ha permesso l'emersione del lavoro nero in un settore molto sensibile e che non grava sul bilancio dello Stato.

mercoledì 10 novembre 2010

MALI STAGGIONALI

Pillole di educazione sanitaria

Come combattere il raffreddore



La maggior parte delle infe­zioni (vedi scheda 4) (1) è causata da due tipi di mi­crobi: batteri e virus. Il co­mune raffreddore o rinite è un'infezione dovuta ad al­meno 200 tipi di virus (la categoria maggiore, i rino-virus,  ne ha più di  120) e
colpisce ogni anno la maggior parte degli italiani, spesso più volte, specie in giovane età.
Cosa accade al naso nel raffreddore?
Quando i virus (trasmessi con starnuti, tosse, dita conta­minate) infettano la mucosa nasale, questa produce un muco trasparente che aiuta a eliminarli. Dopo 2-3 giorni le cellule del sistema immunitario che combattono i mi­crobi fanno diventare il muco bianco o giallo. Anche i batteri che vivono abitualmente nel naso sono eliminati con i virus, e il muco diventa verdastro: ciò è normale e non significa che servano antibiotici. La guarigione è spontanea.
Quali fattori lo favoriscono?
Il raffreddore è più frequente all'inizio dell'autunno, quando si aprono le scuole e si passa più tempo a stret­to contatto in ambienti chiusi poco ventilati. Questi virus si moltipllcano in modo ottimale alla tem­peratura di 33-34°C, che trovano nelle mucose del naso dove passa la corrente d'aria respirata, ma sono incapa­ci di diffondersi in zone più profonde, dove la tempera­tura è di 37°C. Durante il raffreddore la congestione na­sale non lascia passare l'aria, così la temperatura del naso sale, la quantità di virus diminuisce rapidamente e la guarigione è accelerata.

Difese efficienti
Misure igieniche

In realtà la maggior parte delle infezioni passa inosserva­
ta. Il raffreddore è "la punta di un iceberg", che si mani­
festa solo se la carica virale è troppo alta per le nostre di­
fese, o se queste sono indebolite, come accade quando
il naso si raffredda (perciò
proteggerlo dal gelo con
una sciarpa pu
ò es­
sere una buona *^y Sintomi lievi,
idea).                            I qualche starnuto
1


A proposito di temperature corporee, si ricorda che la febbre non è una malattia, ma è uno dei più effi­caci meccanismi di difesa dell'organismo contro le infezioni! È una reazione comune a tutti gli uomini e agli animali superiori, che la selezione naturale ha mantenuto nel corso di milioni di anni di evoluzione proprio per il suo valore. Infatti un aumento di tem­peratura da 37 a 38°C può ridurre la moltiplicazio­ne dei virus di oltre 90%, e per la maggior parte di loro un ulteriore aumento arresta del tutto la molti­plicazione. Anche i virus più virulenti sono bloccati da temperature di oltre 39°C che durino abbastanza a lungo.
La febbre facilita la guarigione anche nelle infezioni da batteri, perché esalta l'efficienza di tutti i compo­nenti del sistema immunitario. Il paziente informato e che riesce a sopportarla senza troppi problemi dovrebbe valorizzare il ruolo difen­sivo naturale della febbre.
Un altro generale meccanismo di difesa dalle infezio­ni è l'infiammazione, che provoca a livello locale condizioni fisiche (aumento della temperatura), chi-miche e biologiche (ad es. grande afflusso di globuli bianchi, le "milizie" del sangue) che si potenziano a vicenda nel combattere le infezioni (4).
Perché non usare antibiotici...
Gli antibiotici dovrebbero essere presi solo in caso d'in­fezioni da batteri che siano gravi o.che fatichino a guari­re da sole (1). Invece sono inutili nelle infezioni da virus (come raffreddore, sindromi influenzali, tosse, ma anche la maggior parte dei casi di mal di gola, di sinusite e di otite), non aiutano affatto a sentirsi meglio e possono es­sere dannosi. Dunque l'uso di antibiotici nel raffreddore (anche purulento) va decisamente scoraggiato. Purtrop­po, invece, è un errore abbastanza frequente.
...né antinfiammatori
In due studi clinici in doppio cieco (5) a volontari infet­tati con rinovirus è stata data aspirina o placebo, per 5 giorni. Nei primi 3 giorni non si sono avute differenze nei sintomi. In 4a e 5a giornata con aspirina sono migliorati alcuni sintomi (lacrimazionoo bruciore oculare, starnu­ti, malessere, scolo nasale ^rnal di testa), ma solo per quelli oculari la differenza era statisticamente significati-

lunedì 8 novembre 2010

CONTRIBUTO DELLA LEGA CONSUMATORI PER LA FAMIGLIA



CONTRIBUTO DELLA LEGA CONSUMATORI PER  LA
II CONFERENZA NAZIONALE DELLA FAMIGLIA
–STORIA E FUTURO DI TUTTI

Noi apprezziamo il  contributo delle Acli che parte con l’affermazione della famiglia come bene comune e pone l’accento sulla Grande Crisi economico-finanziaria che dall’autunno 2008 produce pesanti ricadute sulle persone e sulle famiglie e provoca  un pesante processo di impoverimento nel Paese.  
In Italia , con i parametri Istat sono povere 2 milioni e 657 mila famiglie, il 10,8% di quelle residenti in Italia cioè 7.810.000 residenti pari al 13 % della popolazione
La povertà si distribuisce nel paese in modo diseguale: Nord - 4.9, Centro - 6,7, Mezzogiorno - 23,8 %. Il dato sociale drammatico è che la povertà relativa nel Mezzogiorno è quasi 5 volte superiore a quella del resto del paese.
Sono coinvolte  soprattutto le famiglie formate da una coppia (specie anziana), il 19,6%. Le più colpite sono le famiglie con 3 o più figli a carico di età inferiore ai 18 anni che salgono al 27.2% e nel Mezzogiorno esse arrivano al 38,8%..

Tale fenomeno di impoverimento va interpretato in rapporto alla gravità e profondità della Crisi che vede il nostro paese alle prese con una forte perdita di competitività, in crisi di produttività, gravato di un pesante debito pubblico e pertanto costretto comunque a contenere la spesa pubblica e sociale.
Una importante ricerca alla quale la Lega Consumatori ha partecipato ha dimostrato la progressione con la quale le famiglie hanno visto peggiorare la propria condizione economico- sociale.  In un ordine crescente di difficoltà e preoccupazione nel far fronte alle spese famigliari si parte dalla spesa alimentare, alle spese per l’abbigliamento, alle tariffe per le utenze domestiche, alle spese condominiali, all’affitto e al mutuo, al rimborso dei prestiti.

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1) L’impoverimento delle famiglie come emergenza nazionale

In questo quadro che configura una reale questione sociale nazionale, le famiglie non possono fare affidamento su un aiuto da parte delle istituzioni se prevalgono gli interventi di riduzione della spesa pubblica indifferenziati e ciechi, anzi le famiglie povere  sarebbero destinate a soffrire dei tagli delle risorse sui servizi pubblici locali, in particolare sugli asili nido, la scuola i trasporti pubblici.

La natura della Grande Crisi chiede che per uscirne la prima scelta strategica da compiere è quella di impedirci di ripetere i percorsi che l’hanno provocata, per uscirne vanno costruiti percorsi necessariamente nuovi, bisogna cambiare i paradigmi dello sviluppo. Le stesse famiglie sono chiamate a ragionare non solo in chiave di consumi consapevoli ma sempre di più in chiare di programmazione degli acquisti e di consumo sostenibile ne solidale.
                                                                            LA MADONNA DEI POVERI
 

Una linea strategica che per uscire dalla crisi occorre cambiare i paradigmi dello sviluppo coinvolge necessariamente le responsabilità della programmazione e della gestione della spesa pubblica, in un quadro nel quale per forza di cose deve essere contenuta.

Essa va liberata dagli impieghi che non producono beni, ma sprechi, doppioni, corruzione, dispersioni, realtà superflue e non essenziali. La spesa pubblica va pertanto finalizzata a obiettivi di valore primario e la famiglia è il primo di questi.

Questa strada non è né velleitaria né utopistica ma concretamente possibile in tutti i campi di declinazione della spesa pubblica.

2) La strada obbligata della austerità può avere successo a condizione che coinvolga direttamente il soggetto famiglia nelle sue espressioni associative

Perché sia percorsa in modo celere ed efficace conta il ruolo delle forze politiche e delle istituzioni, se sostenuta però dalla partecipazione diretta , responsabile dei soggetti sociali: le famiglie.
Infatti costruire l’uscita dalla crisi combattendo la povertà con uno sviluppo fondato su nuovi paradigmi esige una azione basilare di informazione e di educazione che rende indispensabile l’intervento diretto della famiglia come soggetto sociale, in grado di recare valore aggiunto alla società, specie se si esprime con forme moderne di aggregazione culturale, sociale e politica.

3) Andare oltre la politica dei tagli orizzontali della spesa pubblica per risparmiare innovando è possibile.

Un primo esempio: la spesa pubblica è fortemente impegnata dalla spesa sanitaria: l’ obiettivo necessario di contenerla può essere scientificamente e concretamente perseguito puntando prioritariamente sulla promozione della salute, con la prevenzione e con una educazione capillare sul risparmio a partire un primo luogo dall’uso  dei farmaci .
Questo naturalmente come accompagno in un percorso di contrasto alla malasanità, agli sprechi e alla garanzia di una assistenza sanitaria pubblica efficiente specie a fronte di preoccupazioni famigliari insorgenti , visto che fra i portati del processo di impoverimento familiare la famiglia vive crescenti difficoltà a ricorrere a visite specialistiche.

Il coinvolgimento sociale della famiglia costituisce la scelta necessaria per qualificare, in un quadro obbligato di risorse contenute, gli interventi sulla scuola in ogni ordine e grado. Solo con tale coinvolgimento la difficoltà strutturale pesante portata dalla crisi può evitare di incidere negativamente sui livelli qualitativi scolastici ma divenire opportunità di crescita personale, famigliare e civile di tutti i soggetti protagonisti del progetto educativo.

4) Nel percorso obbligato di restrizione della spesa pubblica la scelta prioritaria deve essere la conservazione e il miglioramento delle soglie dei diritti universali.

I diritti universali in chiave etica hanno come scopo l’offerta di condizioni di vita dignitose per la persona e la famiglia, in chiave civile sono diritti quali alla istruzione, alla comunicazione, alla mobilità, alla salute che sono garantiti indipendentemente dalle capacità economiche degli utenti   
( persone e famiglie) per la loro rilevanza nella collettività, assunti a carico del potere centrale con le risorse fiscali, offerti gratuitamente o a prezzi contenuti.

Con la politica attuale  di riduzione della spesa pubblica essi sono esposti ad un attacco silenzioso quanto pesante con conseguenze fortemente negative sulle famiglie popolari.

Si  tratta di un attacco in atto con conseguenze evidenti nel campo della scuola e della mobilità. Per la prima è in atto una presa di coscienza diffusa e la reazione di diversi soggetti sociali,  per la mobilità se da una parte è in atto un grande processo di modernizzazione con lo sviluppo della rete di alta velocità, dall’altra e in stridente contrasto con la prima il livello di servizio universale è a rischio, i trasporti locali e regionali infatti peggiorano  con riduzione delle corse, ritardi, disservizi , mancanza di pulizia dei treni. Questo è pagato pesantemente dalla famiglia, per in genitori pendolari per il lavoro , per  i figli pendolari per la scuola.  In chiave, etica sociale e civile il tema dei diritti universali non può fermarsi qui, c’è la comunicazione, c’è il diritto alloggio, alle utenze, quelli coinvolti dai servizi pubblici locali per stare al raggio d’azione di una aggregazione consumerista come la Lega Consumatori.

5) L’Esperienza dei Bonus e dell’utilizzo dell’’ISEE

L’esperienza di consulenza pratica prestata ai cittadini dalla Lega Consumatori dalla riduzione del 50% del canone Telecom, ai buoni energia , al bonus casa, al bonus bebè, al fondo nuovi nati, fino al rimborso del canone Rai per gli ultrasettantacinquenni ci ha  fatto sperimentare ampiamente il modello ISEE : Sul percorso abbiamo incontrato  le difficoltà connesse alla esiguità dei redditi di soglia, oltre i quali non c’era  possibilità di accesso ai bonus ed inoltre oggettivi difetti di funzionamento che finivano per penalizzare oltre tutto le famiglie più numerose. L’Isee è certamente uno strumento utile per misurare i mezzi di cui dispone la persona e la famiglia ma, come chiede il Forum delle Associazioni Familiari esige di essere ampiamente riformato.
L’esperienza condotta infatti ha ampiamente dimostrato che troppe persone in condizioni di bisogno reale non sono riuscite ad accedere alle varie misure di bonus

6) Passare dalle fase degli “aiuti” provvisori alla fase degli aiuti stabili definiti in maniera giusta.

Siamo partiti con i dati della povertà in Italia, abbiamo sostenuto che dalla crisi non si esce che con nuovi paradigmi di sviluppo, contro la povertà familiare gli aiuti provvisori come i bonus e gli una tantum, certo sono utili ma non sono risolutori.
La via di cambiamento di paradigma è l’adozione del sistema delle Deduzioni Familiari Corrette (DFC)  anche come misura di sussidiarietà effettiva . Lo Stato lascia alle famiglie, oppure versa per le famiglie più povere, le risorse che sono necessarie per crescere i figli “evita che queste famiglie scendano sotto la soglia di povertà nel caso che scelgano di avere più di due figli
e accresce la loro libertà di scelta nell’accesso ai servizi di istruzione e di Wellfare.” L’introduzione di queste innovazioni non è complicata. Si tratta di introdurre una deduzione sul reddito imponibile per un importo determinarsi per ogni figlio a carico, indipendentemente dalle categorie professionali e reddituali, Si tratta di misura che necessariamente va corretta o integrata per tutelare i redditi medio-bassi e le famiglie incapienti. La correzione avviene introducendo la categoria della “tassa negativa sul reddito” cioè una misura con la quale lo stato trasferisce alla parte di deduzione non godibile perché eccedente in carico imponibile . In questo modo le famiglie che stanno intorno o sotto la soglia di povertà verrebbero AIUTATE IN MANIERA GIUSTA E STABILE.

7) Puntare sul federalismo fiscale introducendo misure di tariffazione locale family friendly

I servizi pubblici locali riguardano una rosa ampia di servizi che interessano da vicino la famiglia.
Essi sono nel mirino della stretta finanziaria è tuttavia conservano ambiti di agibilità importanti.
Essi offrono in base ad una normativa chiara: l’art. 2 comma 461, della legge finanziaria 2008 una concreta base di coinvolgimento delle associazioni dei consumatori e pertanto delle aggregazioni familiari nella definizione delle tariffe, nel monitoraggio della erogazione del servizio, nella definizione e nella gestione delle carte della qualità dei servizi.
E’ un campo nel quale le regioni e i comuni possono costruire proposte di “quoziente famigliare”.
Per la Lega Consumatori viene così a delinearsi un campo strategico di partecipazione civica con e per le famiglie . 







giovedì 4 novembre 2010

PENSIAMOCI UN PO

PENSIERI PER INIZIARE LA SETTIMANA








Abbiamo case più grandi ma famiglie più piccole…..

Più opportunità ma meno tempo….

Più istruzione ma meno buon senso..

Più conoscenza ma meno senso critico..

Più esperti ma più problemi…

Più medicine ma meno benessere….

Siamo andati e tornati dalla luna, ma facciamo fatica ad attraversare la strada per stringere la mano ad un uomo vicino…

Abbiamo prodotto più computer per registrare più informazione, per replicare più documenti come non mai, ma siamo meno capaci di comunicare….

Siamo imbattibili sulla quantità ma scarsi sulla qualità…

Questi sono tempi da fast-food, ma dalla digestione lenta….

Sono i tempi dei grandi uomini ma di carattere mediocre..,,

Sono tempi in cui si realizzano profitti astronomici ma povere relazioni…

Questa è un epoca in cui tutto viene messo in vista sulla finestra, per occultare il vuoto della stanza….